martedì 9 aprile 2013

Il Rituale Giornaliero Martinista - Elenandro


Non è certamente luogo e desiderio del presente lavoro andare ad enunciare nello specifico l'esatta composizione e strutturazione del rituale giornaliero martinista. Ciò in relazione sia all'evidenza pubblica che il presente scritto ha, quindi non circoscritta all'ambito iniziatico, sia per una certa varianza formale che il rituale giornaliero presenta in relazione ai vari ordini, raggruppamenti, o linee di liberi iniziatori.
E' sempre bene ricordare, ed è doveroso farlo in premessa, come l'Iniziatore martinista è comunque libero di riformulare l'espressione rituale in rapporto funzionale alla propria naturale inclinazione, seppur rimanendo sempre all'interno del perimetro tradizionale del martinismo. Avremo quindi che un iniziatore con un'impronta maggiormente legata alla cabala inserirà elementi di tale disciplina all'interno del rituale, mentre colui che sarà maggiormente legato ad un patrimonio mistico cristiano, o gnostico, o ermetico, sempre nel rispetto delle specificità martiniste, provvederà a dare un'impronta ad essi consona.

Risulta altrettanto ovvio, e questo non è in contraddizione con quanto sopra enunciato, che in quelle realtà che raccolgono più iniziatori vi è l'esigenza di avere un impianto comune di ritualistica, onde meglio esaltare il lavoro energetico individuale, di gruppo ed eggregorico che è alla base, ma non solo, del martinismo stesso. Sarebbe in questo caso auspicabile una maggiore evidenza identitaria tesa a raccogliere non soltanto le persone di Desiderio che bussano alla porta martinista, ma coloro che, oltre a presentare tale moto d'animo, abbiano anche le caratteristiche culturali ed iniziatiche in modo da inserirsi proficuamente e degnamente nel lavoro in catena. Onde evitare i tanti e tristi casi di fraintendimenti, riposi più o meno forzati, allontanamenti volontari o consigliati, che affliggono tante catene martiniste. Dando spesso luogo a fenomeni più consoni ad una transumanza di armenti, piuttosto che ad una realtà iniziatica.

Terminata la premessa, ed addentrandoci nelle dinamiche del rituale giornaliero, possiamo affermare che esso è elemento fondante dell’identità martinista sia generale che particolare.

In meritò all'identità generale il Martinismo è una scuola d'opera fattiva e non di speculazione metafisica. Ciò non significa ovviamente che il martinista è un pratico escluso da una dimensione filosofica, ma solamente come quest'ultima, nei giusti modi e giusti tempi, è tesa ad esaltare e contribuire alla pratica stessa. Fornendo all'iniziato quei riferimenti culturali, simbolici, e immaginifici che permettono di riattivare non solamente la memoria spirituale, ma anche un senso e una prospettiva alla pratica stessa. Inoltre, sempre rimanendo all'interno di una prospettiva generale, dobbiamo altresì ricordare la matrice evidentemente cristiana del martinismo. L.C.de S. Martin era un mistico ed esoterista cristiano, così il Papus, e gli altri padri storici di tale scuola tradizionale. Quindi in tale ottica, volta a mantenere il martinismo ben connesso alla propria radice spirituale, è ovvio che il rituale giornaliero, così come ogni altro elemento strumentale e filosofico, debba mantenere traccia evidente della sua natura spirituale cristiana. Onde non degenerare in una deriva relativistica tanto cara allo spirito dei tempi, causandone il completo snaturamento.

In merito all'identità particolare possiamo solamente evidenziare, con altre parole, quanto detto in precedenza in merito alla qualità di libertà dell'iniziatore. Il rituale nella sua strutturazione complessiva, o in alcune parti di esso, avrà l'impronta filosofico-operativa di colui che regge la catena, dando quindi agli iniziati ad esso collegati, in virtù dell'opera fattiva e del crisma iniziatico, strumenti affinati alla particolare cadenza e natura del lavoro che individualmente e collettivamente andranno a svolgere. Rimarcando quindi la necessità non solo di una coesione dei vari elementi che compongono il rituale, ma anche nell'offrire un'adeguata prospettiva  ai medesimi. Prendiamo ad esempio un elemento quale la croce cabalistica di cui non è mistero la presenza nei lavori martinisti. Essa potrà avere valenza diversa in guisa della prospettiva data ai lavori rituali. In un'ottica meramente cerimonialista sarà strumento di apertura-chiusura o di bando, oppure potrà avere impiego come attivatore di centri energetici, ed infine di "identificazione" dell'operatore con particolari attributi del divino sul piano manifestativo. Sarebbe sempre utile interrogarci sul senso di ciò che andiamo a svolgere e a trasmettere, anche agli altri, durante i nostri lavori. Altrimenti il rischio è quello di precipitare in uno sterile scimmiottamento di comportamenti e gesti, precludendo ogni possibilità di reale lavoro.

Analizzando un piano strettamente operativo possiamo vedere come il rituale giornaliero martinista, riveste una peculiarità assente nella maggior parte delle realtà iniziatiche. Il martinista apparentemente opera individualmente usufruendo di strumenti specifici, e all'interno di un campo magico ed energetico che dovrebbe essere ben definito. Al contempo in virtù del legame spirituale con il proprio iniziatore, e della funzione di unione ed esaltazione dell'Eggregore, opera in comunione con gli altri fratelli della catena. Questo grazie, ma non solo, all'identica ritualia che unisce i componenti della singola catena, e dei tempi fissi in cui questa viene posta in essere. Un martinista isolato può sempre operare, e proficuamente trovare sostentamento energetico e spunti filosofici dal rituale. Altrettanto non si può dire per componenti di altre realtà iniziatiche, che una volta isolati sono costretti ad una forzata inattività.

Il rituale giornaliero, nella sua armonica strutturazione, consiste in un'apertura, una fase operativa, e una chiusura. Dove elementi simbolici, sonori, e gestuali trovano una fusione che investe, o dovrebbe investire il martinista, in ogni espressione del suo essere: sfera fisica, psicologica, ed energetica. La presenza a noi stessi, e l'attenzione sull'Opera che si sta compiendo, oltre ovviamente ad una congruità ideale e spirituale alle radici tradizionali del martinismo, porteranno l'iniziato a non vivere il rituale giornaliero come una parentesi più o meno ostica all'interno del transitare del tempo, ma ad organizzare la propria vita attorno al rituale giornaliero stesso. Così come una ruota trova il proprio centro e ragion d'essere nel perno. La comprensione delle dinamiche che legano ogni elemento del rituale, porteranno a considerarlo non come una sequela di elementi fra loro misteriosamente ed artatamente connessi, bensì come unica e sempre fruttuosa espressione dove lo stesso martinista è elemento di volontà e d'opera, parte integrante ed indistinta di un rituale che non è più posto esternamente a sè, ma ne rappresenta una simbiotica risonanza.

Concludendo, il rituale giornaliero è uno dei capisaldi dell'identità martinista, che continuamente ripeto essere di fattiva opera e non di sterile filosofia, e l'iniziato trova in esso quel nutrimento supersostanziale. Nutrimento che investe ogni bisogno del proprio essere magico, in virtù della prospettiva operativa che lo guiderà attraverso l'esercizio della docetica impartita da propri superiori viventi, e sotto l’influsso benefico dei Maestri che hanno passato il velo ma che sono sempre presenti.

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