mercoledì 1 maggio 2013

NOTE STORICHE SUL MARTINISMO - Aldebaran

NOTE STORICHE SUL MARTINISMO
di Aldebaran
Nota della Redazione: Riteniamo di far cosa grata ai martinisti italiani pubblicando il Quaderno per il grado di Associato, pubblicato nel 1960 ed esaurito nel 1968. L’autore lo ha riveduto e completato sulla base degli avvenimenti verificatisi dal 1968 ad oggi e delle nuove documentazioni storiche scaturite dalle ricerche di vari studiosi. Come è noto il Quaderno fa parte del materiale di istruzione per il grado di probazione.
PREMESSE
L’equilibrio delle forze, la legge dei contrari, sta alla base del nostro credo, così com’è rappresentato dal simbolo dei due triangoli in opposizione che sta al centro del pentacolo universale del Martinismo. Ciò significa che non si può essere buoni martinisti se non si tiene nel debito conto il fatto certo che l’uomo è formato di spirito e di materia, che lo spirito contempera la materia impedendo all’uomo di essere un bruto, e che la materia trattiene lo spirito il quale tende a sottrarsi
alle leggi della materia alle quali l’Uomo, in quanto composto, appunto, di spirito e di materia, soggiace.
Su questa legge dell’equilibrio, che è sinonimo di obiettività, abbiamo tentato di stendere queste note storiche, spesso facendoci forza per non cedere alle tentazioni polemiche: i dati sono stati raccolti da pubblicazioni e documentazioni di provenienza assolutamente tradizionale, seppure anche di contraria tendenza; chi sa sceverare il vero dal non vero, la realtà dalla leggenda, la tradizione reale da quella derivata da motivi contingenti, molte volte giustificabili, riesce quasi
sempre – purché ricordi sempre il pentacolo martinista – ad individuare la verità. Ciò perché nessun martinista, ortodosso o eterodosso può mai dimenticare, anche se in preda allo spirito polemico, o succubo di motivi contingenti, che una è la tradizione sulla quale poggia tutta la sua fede.
Secondo fonti incontrollabili ma raccolte cento e più anni fa dai Maestri di Papus e da lui ritenute valide, nel 1720 lo svedese Emanuele Swedenborg, che si può considerare il padre di tutto l’Illuminismo del XVIII° secolo, inventore – fra l’altro – della pompa pneumatica a mercurio, sarebbe riuscito a coordinare i gradi della revisionata massoneria operativa coi preesistenti gradi di alcune Logge di perfezione (gradi riservati agli “accettati”) e con quelli derivati dalle società  alchemiche ed ermetiche facenti capo al venerando Ordine dell’Aurea Rosa Croce, costituendo in tal modo un sistema massonico-illuministico composto di dieci gradi in tre sezioni, l’ultima delle quali costituiva il cosiddetto Tempio interiore
  1.  sezione (massonica) con i gradi di Apprendista, Compagno, Maestro e Maestro Eletto (dall’1 al 4);
  2.  sezione (illuministica) o sezione dei Cohens, Compagno Cohen, Maestro Cohen (dal 5 al 7);
  3. sezione (attiva) o sezione dei Rosa Croce, con altri tre gradi: Primo Maestro Cohen (Grande Architetto apprendista Rosa Croce); Cavaliere Rosa Croce; Kaddosh o Rosa Croce Illuminato.
Le tre sezioni avrebbero seguito una dottrina basata fondamentalmente sui temi cari a Swedenborg: la prima avrebbe studiato la Genesi (creazione e caduta dell’uomo); la seconda, con carattere sacerdotale, si sarebbe dedicata allo studio delle scienze occulte; la terza, alla quale potevano essere ammessi soltanto coloro che dalla dottrina teurgia potevano passare alla realizzazione pratica, sarebbe stata riservata allo sviluppo ed all’esercizio dei poteri psichici supernormali.
In questo sistema, secondo il parere dei maestri dell’Ottocento sarebbero stati presenti tutti gli elementi ed i valori, sia essoterici che esoterici, esteriori ed interiori, visibili ed intelliggibili, di quanto le varie organizzazioni massoniche si proponevano di realizzare, ed appare chiaro che esso copre tutte le strade che le varie branche del moderno Martinismo abbiano preso in esame proponendosi di realizzare la reintegrazione individuale o quella universale. Le attuali strutture –
infatti – degli ordini martinisti (e, meglio, di quelli sedicenti tali) oggi esistenti, non fanno che ripetere, semplificato e modificato, il sistema che Swedenborg avrebbe creato nel 1720.:
MARTINEZISMO + MARTINISMO + WILLERMOZISMO
Accettando tale versione sarebbe storicamente errato far risalire il primo richiamo ai Cohen a Martines de Pasqually, dato che la gerarchia e addirittura le nomenclature sono pressoché le stesse di quelle di Swedenborg anche se lo scopo sia stato – così si sostiene, non si può dire con quanta obiettività – piuttosto diverso. La teosofia di Pasqually avrebbe mirato a procurare ai suoi adepti il diretto contatto, e cosciente, con gli esseri del mondo divino, e con questo contatto creare i
presupposti per la reintegrazione dell’essere umano al suo stato anteriore a quello della Caduta. Si sarebbe trattato di teurgia nelle sue forme interiori, da non confondersi con le evocazioni ed i comandi alle forze dell’invisibile, che rientrerebbero nella cosiddetta “magia cerimoniale”.
La preghiera, la meditazione, nonché l’esercizio della carità erano parti integranti della regola che prevedeva determinate pratiche riservate ai gradi più elevati, pratiche definite “verifica della presenza dell’energia prima nei nostri cerchi sacri” nel corso delle operazioni di quei gradi.
In merito a questo sistema massonico, noto sotto il nome di ordine dei cavalieri massoni Eletti Cohen dell’Universo, definito impropriamente martinismo, sarebbe più appropriato, anche se si potrebbe parlare di branca dello swedenborghismo, definirlo martinesismo come qualche storico lo ha chiamato indicando con tale parola la massoneria fondata dal Martinez, derivandola dal nome del fondatore.
Secondo Papus (dottor Gérard Encausse di cui parleremo a lungo più avanti) una prima modifica essenziale dell’Ordine degli Eletti Cohen (martinesista) sarebbe stata effettuata nel 1773 o 74 da Louis-Claude de Saint-Martin uno degli allievi preferiti di Martines (che nel 1771 aveva assunto la segreteria dell’Ordine e, praticamente, si interessava di tutta la corrispondenza) fra i quali erano anche Bacon de la Chevalerie, sostituto di Pasqually nel 1767 secondo Ambelain, e Jean
Baptiste Willermoz, negoziante lionese, massone di ogni tendenza e rito. L’Ordine dei Cohen sarebbe stato così modificato:
  1. sezione (o Tempio) 1-3 gradi massonici universali; 4 Maestro anziano; 5 Eletto; 6 Grande Architetto; 7 Muratore del segreto;
  2. sezione (o Tempio) 8 Principe di Gerusalemme; 9 Cavaliere di Palestina; 10 Kaddosh, o Perfetto.
 Si sarebbe trattato di un rito mistico-teosofico che sarebbe stato seguito dalla Loggia “Les chevaliers bienfaisants” di Lione dove, poi, il sistema sarebbe stato nuovamente rimaneggiato nel 1782 assumendo il nome di Rito scozzese riformato di Saint-Martin, con una nomenclatura di soli sette gradi: 1-3 gradi massonici universali; 4 Maestro perfetto; 5 Eletto; 6 Scozzese; 7 Saggio.
Si tratta sempre di ordini che accoppiano i sistemi massonici (primi tre gradi) a quelli teosofici, con gradi che effettuano operazioni cosiddette teurgiche. Ed è opportuno ricordare come i gradi teosofici e magici (o teurgici) seguano sempre i gradi massonici universali ragion per cui si potrebbe affermare che un massone del 3° grado aveva la porta aperta per accedere ai cosiddetti templi interiori, anche se non aveva avuto l’iniziazione massonica direttamente nell’Ordine. Di tal
considerazione è da tener conto per comprendere certe posizioni assunte nel nostro secolo da alcuni capi martinisti. Saint-Martin, iniziato al martinismo da tale Balzac, raggiunto il grado di Cohen, abbandonò l’esercito dove ricopriva il grado di luogotenente, e divenne – come già accennato – segretario di Martines a Bordeaux. Il 17 aprile 1772 fu iniziato al supremo grado di R+C, due settimane prima della partenza di Martines per Port-au-Prince, dove si recava a raccogliere un’eredità della moglie e dove morirà, due anni dopo, nel settembre del 1774.
Dalle opere di Saint-Martin (Des erreurs et de la vérité, 1775; Tableau naturel des Rapports qui existent entre Dieu, l’homme et l’Univers, 1782; L’homme de Désir, 1790; Ecce Homo, 1792;
Le Nouvel Homme, 1792, fra gli altri) si può agevolmente seguire il turbamento e la catarsi che si succedono nel suo animo. Saint-Martin – è chiaro – ha dei dubbi, e forti, sulle teorie teurgiche di Martines e su quelle spiritiche e contemporaneamente esteriorizzanti di Willermoz, e sta allontanandosi dalla massoneria, pur non potendosi dimenticare di essere massone. Si tratta, in sostanza, di massone mistico, che riprende il sistema delle iniziazioni rituali e dirette, a catena, “La sola iniziazione che io predico… è quella col cui mezzo possiamo entrare nel cuore di Dio e Dio può entrare nel nostro cuore”. Circa le evocazioni teurgiche il suo parere, dopo la “vittoria” cantata da Willermoz nel 1785 (29 aprile) quando “la cosa” o “l’agente sconosciuto” si manifestò in una seduta nel gruppo willermoziano (sembrerebbe che il “contatto” si sia avuto grazie all’intervento della canonichessa Maria Luisa di Monspey, detta Madame Vallière, che avrebbe in qualche modo fatto la parte del medium) è il seguente: “Une voie particulière s’est ouverte à Lyon en 1785. J’y fus appelé pour partager la récolte. Au milieu des nombreuses richesses qu’elle offrait, elle renfermait aussi de la fausse monnaie, et l’on a fini par s’en dégoûter ». E, poi : « Credo che questi tentativi che sono fuori dell’ordine stabilito dalla Provvidenza, possano avere delle conseguenze più funeste che favorevoli al nostro miglioramento ».
La linea da seguire quindi – secondo Saint-Martin, il Filosofo Sconosciuto – è quella individuale, non più quella collettiva. Scrive il barone di Gleichen nei suoi “Ricordi” parlando, appunto, di Saint-Martin: “Aveva delle reticenze insopportabili; si fermava sul più bello al momento in cui sembrava sul punto di rivelare uno dei suoi segreti. Egli ubbidiva ad una voce interiore che gli proibiva di rivelarli. Il suo gran principio era che, nel campo dello spirito, non si deve turbare la marcia dell’uomo. Si affaticava più ad allontanare i suoi discepoli che a cercarli, ritenendosi responsabile degli abusi che essi avrebbero potuto fare di ciò che egli insegnava”. Non va dimenticato che a questa trasformazione di Saint-Martin ha contribuito essenzialmente la sua conoscenza dell’opera di Jacob Böhme, il famoso teosofo tedesco.
È da qui, dall’iniziazione individuale svolta da Saint-Martin, trasmissione diretta, personale, fra “sconosciuti”, che il martinesismo di Pasqually si modificò nel martinismo di Saint-Martin e che a questi fu dato l’appellativo di “Filosofo sconosciuto”, ignoto, che lo indicherà come il ripristinatore della tradizione classica della trasmissione iniziatica da maestro ad allievo, o gruppo di allievi che, a loro volta, trasmetteranno quanto hanno appreso a nuovi allievi in modo che la “verità” non vada perduta.
Questo sistema trovò immediata rispondenza in Russia dove, peraltro, si organizzò in associazioni fin dal 1785.
Jean-Baptiste Willermoz, invece, come si è accennato univa alla passione per le operazioni “teurgiche” quella per le sciarpe massoniche e per gli altisonanti appellativi che le accompagnano.
La sua iniziazione al neo-templarismo tedesco del barone von Hund altrimenti noto come Ordine della Stretta Osservanza templare, lo portò ad interessarsi principalmente di questioni di ordine pratico, amministrativo ed anche politico. I suoi contatti con il Grande Oriente di Francia, costituito nel 1773 e tendente a sottrarre le logge massoniche francesi all’influenza della Grande Loggia d’Inghilterra, ai gruppi “scozzesi” ed alla stessa Stretta Osservanza, la quale ultima si andava imponendo in Europa, lo spinsero a studiare e porre in atto un piano che potesse esautorare la supremazia anglosassone e tedesca, accentrando in Francia, su motivi pseudo umanitari e sociali, la supremazia delle associazioni segrete a carattere speculativo.
Era il tempo degli enciclopedisti, origine di lieviti politici e sociali: la preminenza della nobiltà e del clero e, spessissimo di principi regnanti o di loro rappresentanti nelle logge massoniche, tendeva ad essere sostituita dai rappresentanti della borghesia, avvocati e medici imbevuti di teorie sociali e di errate interpretazioni del periodo classico, culla – a loro avviso – del naturalismo anche estetico e della democrazia.
Indubbiamente Willermoz (ricchissimo negoziante) agiva in perfetta buona fede, ma la sua collusione a Wilhemsbad col barone Knigger, deus ex-machina della Società degli Illuminati di Baviera (la prima associazione a carattere comunista), fondata nel 1775 da Adamo Weishaupt ed alla quale si vuole abbiano appartenuto alcuni dei futuri capi della rivoluzione francese, dimostra com’egli sia rimasto vittima della sua stessa esasperata volontà di sottrarre la Francia occultista alla
supremazia straniera, e delle sue smisurate ambizioni.
Willermoz che, con Saint-Martin, aveva dato grande impulso all’Ordine degli Eletti Cohen di Martines, volle impossessarsi della Stretta Osservanza, asservendola al martinezismo. Al Convento di Lione, nel 1778, da lui convocato, furono gettate le basi per l’affermazione del grado di Cavaliere beneficente della Città Santa, nono grado dei Cohen nella Loggia di Lione.
Quali siano state le conseguenze di questa “missione Martinesista” (che qualcuno insiste a chiamare martinista) portata da Willermoz in seno alla Stretta Osservanza, apparirà chiaro quando il neo-templarismo (o, meglio, pseudo templarismo) tedesco sarà travolto, in Francia, alla vigilia della rivoluzione, e ne resteranno soltanto alcuni riti rimaneggiati come, ad esempio, il cosiddetto rito scozzese rettificato, di cui dovremo riparlare.
Non è il caso, in un saggio di modestissima mole come queste “Note”, di entrar nel merito o nell’analisi di argomenti che porterebbero assai lontano, con risultati tutt’altro coerenti con quella obiettività che ci siamo proposta sul pieno rispetto del simbolismo dei triangoli contrapposti. Resta comunque sufficientemente chiaro, da quanto sommariamente sopra esposto, che tre sono i filoni dai quali può discendere, più o meno legittimamente, il Martinismo contemporaneo se ci si vuol perdere, appunto, nella selva delle discendenze quanto mai arbitrariamente documentate; Martinesismo (Eletti Cohen di Martines de Pasqually, ordine massonico sorto sulla pretesa nomenclatura swedenborghiana grazie alla patente concessa da Carlo Edoardo Stuart al padre di Martines); Martinismo sulla base degli insegnamenti di Saint-Martin e della restaurata tradizione classica della trasmissione iniziatica diretta, personale, alla quale, poi, tutte le associazioni martiniste più o meno legittime si richiameranno per dimostrare la loro regolarità; Willermosismo, miscuglio di massoneria pseudo-templare e di martinesismo degli Eletti Cohen che, col grado di Cavaliere beneficente della Città Santa, aveva modificato il neo-templarismo tedesco nella cosiddetta Massoneria di rito scozzese rettificato.
Come vedremo più avanti, di questi tre filoni, l’unico che abbia effettivamente conservato il suo afflato cristiano, che sta alla base dell’autentico martinismo, è quello di Louis-Claude de Saint-Martin, pur ammettendo che negli altri, e particolarmente nel willermosismo, esiste una notevole ed importante funzione di carattere organizzativo, derivata dagli agganci alla massoneria. Funzione che tuttavia, tende a caratterizzare massonicamente i gruppi che al willermosismo si ispirano. Appare poi evidente che, con l’avvento della rivoluzione, gli ordini massonici ed illuministi sono dispersi.
Storicamente è assai difficile provare che cosa sia accaduto in quel periodo in Francia: Martines era già morto a San Domingo; Saint-Martin, ormai completamente abbandonate le logge massoniche, sempre più si isolava nello studio del Böhme; Willermoz, morto nel 1824, sparisce dalla circolazione con l’autoscioglimento del Grande Oriente di Francia nel 1793.
La ripresa – salvo l’apparire di alcune logge giacobine ai tempi del Direttorio – è del 1801 con l’avvento del Rito scozzese antico accettato che, in America, aveva rimaneggiato la nomenclatura del cosiddetto Rito di perfezione o di Heredom in 25 gradi, seguito dalla Loggia degli Imperatori d’Oriente e di Occidente, sorta dal Capitolo di Clermont, aggiungendovi altri sei gradi fra cui quello di cui era stato insignito come incarico ispettivo (Grande Ispettore generale, al quale fu aggiunto il titolo di Sovrano) Stefano Morin, dagli stessi Imperatori, quando egli partì per la Luisiana, pare nel 1762. Nel 1801 il conte de Grasse Tilly, ufficiale francese rientrato da Port au Prince, dopo la rivolta degli indigeni, in possesso di una patente del Supremo Consiglio di Charleston, eresse a Parigi il primo Supremo Consiglio europeo del Rito.
È qui che si pone un interrogativo: quanti autentici martinisti parteciparono alla riorganizzazione dello Scozzesismo? In proposito, pur senza prove e senza logiche connessioni, alcuni autori, fra cui alcuni capi martinisti moderni, sostengono la connessione dello Scozzesismo col Martinismo. Il Soro, ad esempio ed il Porciatti.
A nostro avviso, nonostante il parere contrario di Arturo Reghini sulla questione pitagorica, noi riteniamo – e ci basiamo su dati di fatto e non su motivi di simpatia o, peggio, di “spirito di corpo” (massonico) – che la riorganizzazione della massoneria durante il periodo in cui gli eserciti repubblicani invasero l’Europa, sia proprio da accreditarsi ai martinisti del rito egiziano detto Arcana Arcanorum (o Scala di Napoli) in quali raccolsero in un Ordine massonico denominato
“Antico e primitivo rito di Misraïm seu Aegypti” i 66 gradi “scozzesi” (alti gradi) noti in Europa, ponendoli sopra i tre gradi universali ed aggiungendo ad essi due serie di gradi, una definita mistica con quattro classi, ed una con tre classi, di cui l’ultima, comprendeva i gradi di Napoli, kabbalistici e martinisti.
L’Ordine, probabilmente sorto a Napoli ad opera del Cavaliere d’Aquino, fratello del principe di Caramanica Gran Maestro della massoneria napoletana, appare a Venezia ai tempi di Foscolo (1796-97) poi a Milano; nuovamente a Venezia nel 1801 e poi in Francia ad opera dei fratelli Bedarride che, tuttavia, ritennero opportuno sostituire i quattro rituali dell’Arcana Arcanorum con altri quattro rituali più semplici e che risultavano soltanto kabbalistici.
Non è possibile, qui, prendere maggiormente in esame questa ipotesi ma è certo che passano circa una sessantina e più anni prima che si risenta parlare di Martinismo: si deve giungere al dottor Gérard Encausse (Papus) nato a Corona (Spagna) il 13 luglio 1865, morto a Parigi nel 1916, e all’anno 1888, quando, per un insieme di circostanze che fanno capo alla costituzione, in Francia, dell’Ordine kabbalistico della Rosa Croce, la regola e le trasmissioni secondo Saint-Martin riapparvero con la giustificazione della necessità di “un vivaio” di persone altamente qualificate che potesse procurare gli esaminandi per i gradi della Rosa Croce suddette. Anche a questo proposito si potrebbe scrivere un intero volume di ipotesi più o meno esatte e qualcuna anche abbastanza documentata come quella, ad esempio, della necessità di ricomparsa del martinismo secondo Saint-Martin per combattere il disfacimento delle associazioni massoniche in generale ed anche,
purtroppo, dei riti ortodossi di Misraïm e di Memphis, i quali, in seguito alla continua guerra subita da parte delle conventicole massoniche più forti (Grande Oriente e Gran Loggia scozzese) erano caduti in mano a persone scarsamente qualificate o si erano posti “in sonno” in attesa di tempi migliori.
Prima di passare a sintetizzare la storia del Martinismo moderno, così come noi lo conosciamo ed alle cui dottrine, sistema e scopi ci atteniamo, al quale oggi è necessario richiamarsi (e tutti lo fanno) al fine di poter stabilire una propria reale legittima filiazione, ci sembra opportuno ricordare, con Jean Chaboseau (figlio di Augustin Chaboseau che si scambiò, nel 1888, le iniziazioni di Louis-Claude de Saint-Martin, con Papus) che “l’Ordine fondato da Martines de Pasqually disparve ufficialmente ed ufficiosamente al Convento di Wilhelmsbad e che, composto di massoni, aveva uno scopo ed un metodo di lavoro del tutto particolari. Saint-Martin non ha mai continuato quest’Ordine che, d’altronde, non esisteva come ordine martinista. Come, del resto, lo avrebbe potuto fare lui, che aveva dato le dimissioni da tutte le società massoniche con la nota lettera del 4 luglio 1790, e che cominciò a propagare il suo sistema personale soltanto tre anni dopo, nel 1793? Quanto a Willermoz, preoccupato della massoneria speculativa, consacrò la sua attività, dopo la morte di Martines, alla massoneria scozzese rettificata, regime scozzese dissidente ma sempre massonico”.
Resta dunque, e soltanto, il metodo ritenuto “nuovo” ma invece vecchio quanto il mondo e quindi tradizionale, della trasmissione diretta, che nulla ha a che fare con i Cohens, ma forse, con la Società dei Filosofi Ignoti alla quale si vorrebbe – e chi lo può dimostrare? – abbiano appartenuto Khunrath, Gitchel, Salzmann, Böhme e sulla quale – almeno si ritiene – Saint-Martin plasmerà il gruppo che passa sotto il nome di “Società degli Intimi di Saint-Martin”, come è comprovato da una lettera del professor Koëster, del 1795. Ne consegue che la stessa targa impressa nel 1897, relativa all’Ordine Martinista – l’unico, cioè quello di Papus suo fondatore – targa che proclama la continuità dell’Ordine da Martines de Pasqually, attraverso Saint-Martin e Willermoz, fino a Papus, altro non è che un documento quanto mai incerto e, probabilmente, di pura fantasia, impugnato dal nobile desiderio di giustificare l’organizzazione di un Ordine fin allora inesistente come organismo amministrativo e burocratico, col richiamo di più antiche formazioni illuministe.
Note
1 Nato a Stoccolma nel 1688 e morto nel 1772, fu ingegnere reale di Carlo XII ° di Svezia. Dichiarò l’origine solare dei pianeti prima del Buffon. Astronomo ed astrologo di fama internazionale fu anche rinomato come veggente. Si interessò di teosofie lasciando numerosi scritti.
2 Queste notizie sono riportate da varie fonti ma, evidentemente, non sono certe, ma fanno parte ella “mitologia” massonica.
3 Analogamente, quasi tutti i sistemi massonici ed illuministici ebbero poi, i loro Templi interiori, dai neo templari agli pseudo templari; dai vari “riti” sorti in Francia nel corso del secolo XVIII°, all’Ordine di Misraïm-Memphis col suo Tempio Mistico, anticamere dell’ultimo grado.
4 Martines avrebbe presentato alla Gran Loggia di Francia una patente che il pretendente d’Inghilterra Carlo Edoardo Stuart avrebbe rilasciato a suo padre nel 1738 (è del 1737 la comparsa in Francia del cav. De Ramsay, agente del
pretendente Stuart che recluta adepti in una massoneria “scozzese” con gradi templari). Secondo l’atto di nozze della vedova di Pasqually, Margherite Collas con il capitano di vascello Jean Dolabarats, ella risulta vedova del “nobile Jacques de Lyoron Latour de Lacaze Joachim dom Martines Pasqualy. Non si sa bene come sia saltato fuori questo cognome: Martines risulta battezzato e professante la religione cattolica ma, secondo Robert Amadou, suo padre, dal nome incerto, era nato ad Alicante nel 1761 ed era un ebreo sposatosi con una cattolica, Suzanne Dumas de Rainau a Bordeaux.
5 Tale modifica non è provata da alcun documento. Tuttavia durante la permanenza di Martines a Port-au-Prince,
Saint-Martin, come segretario generale dell’Ordine ne aveva si può dire, la direzione. Con la morte di Martines e la messa in sonno dell’Ordine degli Eletti Cohen, Willermoz ne continuò in parte i lavori assieme a Saint-Martin, a Lione, nella Loggia “Les chevaliers bienfaisant” della Stretta Osservanza templare.
6 L’atto di morte di Martines, ritrovato al Ministero delle Colonie francesi dice: “Oggi ventuno settembre
millesettecentosettantaquattro à stato sepolto nel cimitero il corpo di M. Joachim Dom Martinez de Pascali Delatour scudiero, nativo della parrocchia di Nôtre-Dame della città e diocesi di Grenoble di circa 48 anni, sposato a Bordeaux con la signorina Colla”.
7 Martinesismo, da Martines; Martinismo, da Martin.
8 Sulla questione del Martinismo in Russia, sulla quale in questi ultimi anni si sono fatte speculazioni, vale la pena di allungarsi con una nota particolareggiata. Le teorie di Saint-Martin, non ancora completamente liberate dalle influenze massoniche e dalle esperienze martiniste, furono portate in Russia dal principe Kourakine, diplomatico russo a Parigi che aveva conosciuto Saint-Martin legandosi con lui in fraterna amicizia. Secondo la cosiddetta “Tradizione Novikov” (mss. del XVIII° e XIX° secolo esistenti al Museo Pouchkine (già Alessandro III°) di Mosca) Nicola Novikov, ex ufficiale della Guardia, che aveva partecipato al colpo di stato che portò sul trono Caterina IIa, avrebbe avuto la trasmissione diretta da Kourakine intorno al 1780, ed avrebbe fondato un gruppo importante che, con alterne vicende, si sarebbe affiancato alla massoneria seguendone le sorti nel 1791 quando Novikov sarebbe stato processato e rinchiuso nella fortezza di Scliselburgo l’anno successivo. Nel 1803 il martinismo russo, capeggiato da tale Labzine, avrebbe ripreso la tradizione di Novikov separandosi dalla massoneria. Dopo il secondo viaggio di Papus in Russia (1905) e l’istituzione di un Supremo Consiglio Martinista per la Russia di cui fu Delegato generale il dottor Czynski Czeslav
(Punar Bhava) il martinismo russo si interessò principalmente di occultismo, spiritismo e “scienze” del genere. Nel 1922 un gruppo di rifugiati a Parigi, sotto la direzione di Serge Marcotoune, avrebbe ottenuto da Jean Bricaud la conferma della sua appartenenza al Supremo Consiglio Martinista d’Ukraina.
9 Verso il 1750 il barone Karl Gotthel von Hund, signore di Altengroktau e di Lips, iniziato in massoneria nel Capitolo di Clermont, in Francia, aveva fondato L’Ordine della Stretta Osservanza templare rimettendo in piedi l’organizzazione
del Tempio con le sue nove province storiche.
10 Al Convento di Wilhelmsbad (1782) furono convocate tutte le potenze massoniche europee che seguivano in
qualche modo il cosiddetto sistema “scozzese” o degli alti gradi. A conclusione del Convento il grado di Cavaliere beneficente della Città Santa fu accettato “come il punto di comunicazione fra l’ordine esterno e l’ordine interiore della Stretta Osservanza”. Willermoz aveva ottenuto quanto desiderava.
11 È assolutamente falso che Saint-Martin, già ufficiale del Re, nobile di nascita, mistico cristiano, sia andato a far la guardia al Tempio durante la prigionia dei Sovrani. Ed è pure falso quanto afferma Louis Blanc nella sua “Storia della
rivoluzione” che il trinomio Liberté, Fraternité, Égalité, sia stato inventato da Saint-Martin. In proposito vale la pena di citare questo breve brano di A. Franck tratto dalla “Filosofia mistica in Francia nel XVIII° secolo”: “Un uomo che, sotto il regime del Terrore, era assorbito da tali letture (Böhme) non era certo pericoloso per la rivoluzione. Ciò nonostante Saint-Martin faceva ombra alle autorità di allora. Un mandato di comparizione fu spiccato contro di lui, ed egli fu sul punto di comparire davanti al tribunale rivoluzionario, come dire salire sul patibolo, quando la caduta di Robespierre e la reazione termidoriana giunsero in tempo a salvarlo”.
12 “Il Gran libro della Natura” dove si sostiene che il Martinismo è il complemento del Rito Scozzese; il “Martinismo e la sua essenza” dove si dice che il Martinismo se non proprio un duplicato dello Scozzesismo ad esso ha sottratto
qualcosa.

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